Alessandro D'Avenia

Le parole per i vecchi e per i bambini non servono a spiegare, giustificarsi, giudicare, ma sono come nodi su un filo, servono ad assicurare che il mondo è rimasto in ordine.

La radio riempiva la stanza di parole, il sole di luce, il vento di odori contrastanti.

Il mondo fuori assomigliava a un palcoscenico in attesa della sua danza e, sebbene il pubblico le incutesse timore, sapeva che dietro le quinte c’erano persone che l’amavano e la rendevano forte: il padre, la madre, il fratello, la nonna, le amiche.

Un libro può contenere tutto il caos del mondo, ma le sue pagine sono cucite insieme e numerate, il caos non scappa da lì.

Capiva poco di quei versi, ma avevano risvegliato in lui la sete di mistero.

Tra le parole di lei e lo sguardo di lui c’era il bancone delle novità, come un fiume che scorre tra due amanti, senza un ponte o almeno un guado per attraversarlo.

La lana dell’ordito assomigliava a una donna capace di accogliere, grembo soffice e paziente, il filo della trama.

Mi sento come l’aereo, che è precipitato. Distrutta.

L’amore, con i suoi incastri, dare e ricevere, rende il puzzle della vita sensato.

Le cose sono fatte male, si rovinano, si rompono. L’abbandono le rende inutilizzabili e solo l’amore, forse, le ripara.

Margherita si sentiva portata in alto da secoli di uomini e di parole che cambiano il mondo e, come Telemaco, era pronta a cominciare il proprio viaggio

Quando un uomo tocca una donna ci tocca l’anima.

Ci vogliono quattro abbracci al giorno per sopravvivere, otto per vivere e dodici per crescere.

La letteratura lo costringeva a origliare se stesso, come se dentro di lui ci fosse una porta dietro la quale qualcuno bisbigliava segreti che lo riguardavano.

La città era piena di storie, le storie sono il curriculum delle cose e delle persone, quello vero.

Si sentiva anche lei smarrita nel più incerto dei labirinti, e chissà se davvero quelle svolte e quei corridoi l’avrebbero portata da qualche parte.

I versi si mescolavano all’ordine dei semafori e alla rotazione perfetta dei raggi delle ruote, in armonia con il ritmo delle orbite celesti.

Avrebbe vegliato in eterno la sua stella nell’attesa di conquistarla, di vederla cadere tra le sue braccia, dalle distanze buie del cielo.

La solitudine lo esaltava e se la gustava tra le volute di fumo.

La libertà, la gratuità, la fiducia di quelle sere silenziose, gravide di un futuro non prestabilito, lo avevano convinto a diventare professore.